giovedì 19 novembre 2009

Storia di un invisibile che ha deciso di non rubare

Pubblicato da Wakeupnews.eu
Scritto da Diego Ruggiano

“E tu, invece di andare a rubare o vendere il fumo, venderesti i calzini sul treno?”. È questa una delle domanda che di solito lascia spiazzati. Troppo semplice rispondere con un “avrei cercato altro” per chi, spinto da una motivazione che difficilmente si può giudicare, ha lasciato gli studi alla terza media.

Ciro è un ragazzo napoletano, ha 19 anni, un brillantino enorme sull’orecchio sinistro e i capelli scolpiti in testa da quantità indefinite di lacca e gel. Ogni mattina, intorno alle 5, prende il primo treno regionale Napoli – Roma, arriva fino al capolinea e torna dietro. Fa così per tutto il giorno, fino al pomeriggio. Il suo obbiettivo? Vendere quanti più calzini possibili ai passeggeri del treno. Non parla bene italiano ma “mi faccio capire – risponde sorridente e sospettoso del fatto che qualcuno gli rivolga qualche domanda – e se volevo imparare l’italiano andavo a scuola. Ma i soldi poi chi me li dava?”, continua con le sue domande senza risposta.

Cosa ne può sapere uno che non ha avuto le sue stesse vicissitudini, di come si tira a campare? È facile tirare conclusioni e considerazioni, su una vita che non si è vissuta. Il giovane napoletano non ha intenzione di essere giudicato dal primo ficcanaso che incontra, risponde sulla difensiva e, ogni 5 minuti, continua a proporre un paio di calzini.

“Faccio questo lavoro da quasi 2 anni, tutti i giorni dal lunedì al venerdì – racconta sedendosi stanco su un sudicio sediolino del treno – non guadagno bene ma quando le persone mi dicono che non sono interessati, chiedo comunque di darmi una mano con un’offerta a piacere”. In effetti è abbastanza insolito vendere decine di paia di calzini su un treno, per questo, ad ogni rifiuto il ragazzo parte con la solita cantilena “E me la darebbe una mano, ho famiglia, invece di andare a rubare sto qua a vendere i calzini”.

Spesso Ciro, come sarcasticamente spiega anche lui, è invisibile per i passeggeri. “Passo, parlo, propongo e loro non si degnano nemmeno di dirmi di no. Fanno proprio finta di non sentirmi”. Ce l’ha un po’ con la gente che definisce “con i soldi”, quella che nemmeno si rende conto di tutto quello che la circonda. La sua unica referenza è quella di non aver scelto la delinquenza, ne va fiero e la sbandiera a destra e a manca.

Mentre il ragazzo si riposa parlando e raccontando un po’ di se, dalla porta del vagone entra un uomo, sulla quarantina, che a squarciagola urla “Acqua, biscotti, patatine”. Anche il suo accento è napoletano. Conosce Ciro, si ferma a salutarlo e prendendolo in giro gli dice: “Che è, hai già fatto tanti soldi che adesso sei in ferie?” Mano a mano che il viaggio continua ci si rende conto che sul treno esiste un micro cosmo che non appartiene ai viaggiatori, tanto meno ai dipendenti Trenitalia, ma alle persone che con il loro frenetico andirivieni provano a guadagnarsi da vivere. L’amico che vende bibite non si ferma a parlare, sembra che la giornata non stia andando per il verso giusto, pertanto continua il suo giro senza perdersi in chiacchiere.

Ormai il viaggio volge al termine e Ciro sorridendo dice: “Arrivati a Termini me ne vado a fare un bella passeggiata a piedi al Colosseo. Mica mi spaventano una decina di chilometri a piedi”.

In quella giornata avrebbe percorso ancora chilometri, è vero, ma il suo panorama sarebbe rimasto sempre lo stesso. I tristi e sporchi corridoi del treno regionale Napoli – Roma.

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