domenica 12 luglio 2009

Lettera di uno stupratore

Mi presento: sono io lo stupratore.
Ho un origine ma non posseggo identità, pur non definendomi ateo non seguo con gran interesse alcuna religione, ho una bandiera ma non ho una nazionalità, sono tutti e nessuno, non mi riconosci perché sono come gli altri, ho subito gli stessi dubbi, gli stessi tormenti e le stesse paure, come te, come tuo padre e come tuo figlio.
Sono cresciuto credendo che tutto avesse un filo logico e che andasse nella giusta direzione, pensavo che ogni dubbio avesse una risposta e che il mondo avesse una sua linearità, dove il nesso di causa-effetto, azione-reazione, domanda-risposta , trovasse sempre un suo riscontro, in un modo o nell'altro, l'importante sarebbe stato insistere nella ricerca.
Ho iniziato però a frequentare la realtà - amica poco raccomandabile - ho iniziato a capire che non a tutto vi era risposta e non tutti i desideri possono essere avverati, ma finché restavo tra la gente, non avvertivo alcun disagio.
Televisione, giornali, pubblicità e internet però, le frequento in solitudine. Non mi trasmettono la stessa tranquillità delle persone, mi isolano, ed aumentano la quantità dei miei desideri, creano quello che non avrei mai creato da me, danno parola a parti del mio cervello che nemmeno pensavo esistessero.
Non so se sono il solo; non so se anche gli altri soffrono dei miei stessi disagi, non lo domanderò mai,e mai loro lo domanderanno a me.
Ogni giorno, dopo una buona quantità di isolamento, mi reco a lavoro.
Nel percorso che faccio per arrivarci, inevitabilmente vedo tante persone, metro, autobus, tram e strade pullulano di persone. Ma non le conosco; non so come conoscerle! Sono sole anche loro come me, eppure, non riesco ad immaginare come entrare nella loro vita. Nel mondo di internet e nella tivù questo problema non esiste.
Lì è tutto più semplice.
Fu per questa stupenda semplicità che pensai bene di passarci più tempo.
Io, almeno, posso dire di avere la fortuna di abitare in un posto dove lingua, usi, costumi e comportamenti sono uguali ai miei. Vivo nel mio paese!
Quanti come me si trovano in un paese dove lingua,costumi e abitudini sono diversi? Quanti immigrati, quanti stranieri regolari e non, quanti ce ne saranno? Sarei avvilito se oltre alla mia solitudine non riuscissi nemmeno a comunicare con la cassiera al supermercato.
Sarei ancor più avvilito se in un paese non mio venissi visto come la parte marcia della società, già immagino, io da solo che navigo in internet, vedo televisione e bevo birra. Uscendo di casa non riuscirei nemmeno a chiedere informazione per una strada; verrei guardato con diffidenza e sospetto dagli abitanti del posto che, come spesso accade, si sentono geneticamente superiori; mio dio che situazione orribile, devo davvero ritenermi fortunato a non essere “straniero”.
Eppure…
Adesso, son tutti qui che puntano il dito contro di me, colti e ignoranti, poveri e ricchi, etero ed omosessuali, nessuno prenderebbe mai le mie parti. C’è chi propone la castrazione chimica, chi invece è più propenso al carcere a vita, ed io, che sarei l'imputato, mi domando, perché nessuno parla di socializzazione? Perché son tutti pronti a lapidare e nessuno a guardare al di la del proprio naso. Perché?
Ci siamo proposti un modello di società fondato sul desiderio di imitare, emulare il divo o la diva di turno, agognare un certo tipo di donna o di uomo che però nel mondo di tutti i giorni non c'è. Giuro non c’è!
Non esiste nessuna Sharon Stone senza mutandine.
Non esistono letterine o vallette di alcun genere il sabato sera in discoteca.
Non c’è alcun modo per rimorchiare con tanta facilità come quelli di Uomini&Donne di Maria De Filippi.
Non è vero che si può fare facilmente carriera come dicono quelli della tv.
Se poi oltre al danno ricevuto da questo enorme bombardamento di modelli da seguire, si aggiunge anche l'incredibile isolamento che si riceve quando si emigra da un paese all'altro e ci si ritrova in un posto dove nessuno ti vede come suo pari, dove tutti temono le tue abitudini, soffrono il tuo modo di comportarti ed odiano il tuo odore ed il tuo abbigliamento -Praticamente dove vieni trattato da immigrato [emarginato] - si ritrova subito quell’ instabilità creata ad hoc, da aggiungere alla voce “effetti indesiderati”.
Nessuno si senta difeso, tanto meno giustificato, nessuno creda di aver trovato un alibi, ma chi accusa rifletta: quando con la mano si accusa qualcuno con il dito indice, questo è rivolto verso l’imputato ma il medio, l’ anulare e il mignolo sono puntati verso il proprio petto. Il rapporto è di 3 colpe contro una.

Diego Ruggiano

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