Italia , 4 luglio, ore 9:45 : gli uomini iniziano a schierarsi in trincea.
Mancano pochi minuti all’ora “X”, e non stiamo parlando di una guerra, tanto meno di un agguato, bensì (e non bisogna sottovalutarli) dell’inizio dei saldi. In un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando – secondo le più elementari tesi di economia – le aspettative dei consumatori verso il calo dei prezzi, sono fondamentali per l’aumento della “quantità dei beni domandata”.
Orde di consumatori, dalle eterogenee disponibilità economiche, si riverberano nelle più importanti strade delle città, alla ricerca di un capo d’abbigliamento che andrà ad aggiungersi alle dozzine già presenti nell’armadio.
Seguendo la tesi di celebri pensatori (si veda: Bauman), in questi giorni - o sarebbe meglio dire: nell’attuale società - l’homo consumens è il cardine e il motore del sistema sociale; chi invece non è in grado di rientrare in questo ciclo di consumismo viene ritenuto abietto, rischiando l’emarginazione.
Camminando per le strade del centro, sembra di essere tornati nei giorni del conflitto mondiale quando, davanti i panifici si formavano lunghe file di persone, all’epoca però si era in fila per il pane, oggi, invece, si è in fila per beni quasi sempre voluttuari.
Come dicevo – quando si parlava del pacchetto sicurezza - la discussione politica, quella delle opposizioni parlamentari e non (soprattutto “non”) inizia già a scemare, forse tutti (o quasi) sono troppo indaffarati nel cercare l’acquisto conveniente. Ma si sa, questo paese è lacerato in due parti: quella che tutto va a rotoli per colpa dell’immigrato e l’altra che ritiene che l’incarnazione dei problemi italiani siano in Berlusconi e il sistema da lui creato.
E se per caso questo assopimento trovasse le sue radici proprio nell’ ethos dell’essere umano? Siamo forse predisposti ad essere frivoli? Forse no, o perlomeno, non completamente, ma di sicuro siamo pigri e, come già troppe volte la storia ci ha mostrato, lasciamo ad altri il compito di amministrare noi e i nostri spazi. L’Italia del primo dopo guerra, affamata, lasciò al fascismo il compito di sfamarla; la Germania, dopo la crisi economica del ’29, lasciò al nazionalsocialismo il compito di gestire la ripresa economica; la Russia di inizio secolo, sfruttata dal sistema zarista, lasciò ai bolscevichi di Lenin - camuffati da salvatori del popolo – il compito di affrancarla dai soprusi.
E noi, italiani del ventunesimo secolo, distratti dal grande fratello e le griffe, a chi stiamo lasciando questo compito?
DR
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