martedì 17 novembre 2009

Paura e speranza all'ombra del Vesuvio

Le verità di Sandro e Francesco si incontrano e si allontanano con quelle degli studenti, dei pendolari e dei tanti ragazzi che sin dall’età adolescenziale hanno scelto di lasciare la scuola per imparare un mestiere. La ricerca dei microcosmi partenopei non può che continuare e, come in ogni indagine che si rispetti, si fermerà, rifletterà ed incontrerà dei modelli non sempre comprensibili allo spettatore. Non è infatti semplice comprendere, per chi ha un lavoro d’ufficio, per chi ha studiato o per chi sta studiando, come un ragazzino nel pieno dell’adolescenza anni possa decidere di lasciare la scuola e dedicarsi mente e corpo ad un mestiere.

‘Peppino’, si fa chiamare così Giuseppe, ha iniziato questo mestiere “un po’ per la statura un po’ perché ho iniziato davvero da bambino” spiega; è un ragazzo di 21 anni, fa il muratore da quando era piccolo. Non dice nemmeno quando ha iniziato, generalizza rispondendo: “da una vita”.

E’ di statura minuta, forse nemmeno un metro e sessanta, ha il tono di voce da uomo ma nemmeno un filo di barba, i capelli corti castano chiaro, tenuti in piedi da chissà quanto gel. Una persona curata, con sopracciglia rifatte e colorito di pelle sempre scuro, grazie alle lampade che fa settimanalmente. Solo le mani sono quelle di un uomo, sembra lavorino da secoli. “Si capisce subito che cosa fanno le persone nella vita – racconta con orgoglio ed un pizzico di arroganza – le mani da studente e da uomo d’ufficio sono come quelle di una femmina. I lavoratori hanno le mani da ‘uomini’”

CONTIUA A LEGGERE SU: http://www.inviatospeciale.com/2009/11/paura-e-speranza-allombra-del-vesuvio/

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