Stefano Berrettoni è stato nominato prefetto e diventa il nuovo direttore dell’Antiterrorismo italiano. Il Consiglio dei Ministri ha infatti accettato la nomina avanzata dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Berrettoni, lasciando l’attuale incarico di direttore della Direzione Centrale Antidroga, prenderà il posto del prefetto Carlo De Stefano, che andrà in pensione tra un mese.
Un uomo dal curriculum impeccabile e dal manganello facile, a spulciare le sue imprese durante il periodo in cui è stato questore di Torino. Tra le tante, quella di aver spalleggiato con le forze dell’ordine i ragazzi di Azione Giovani – il gruppo giovanile dei neofascisti di Casa Pound – durante un’operazione di espulsione di alcuni rumeni da una zona della periferia del capoluogo piemontese, nel giugno del 2007.
La politica della repressione da parte del Viminale sembra quindi trovare un seguito anche nell’ambito anti-terroristico. Dopo le aggressioni al premier e la bomba alla Bocconi di Milano, ricomincia in Italia la tanto conosciuta tesi del nemico interno, dove, per merito della diffusione di paura ed insicurezza tra i cittadini, il governo potrà agire reprimendo qualsiasi forma di opposizione diversa da quella sterile che siede in Parlamento.
Piazze, blog e qualsiasi tipo di dissenso manifestato fuori dalle istituzioni, potrà essere represso o comunque divenire silente perché reputato “offesa ai poteri dello Stato”.
Non solo atteggiamenti favorevoli alla discriminazione razziale nel passato del nuovo direttore dell’antiterrorismo, ma anche – ed è probabilmente più nota come informazione – l’ordine di togliere le bandiere israeliane durante l’accoglienza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla fiera del libro di Torino nel maggio del 2008.
Permessi di soggiorno, espulsioni, controllo del traffico telefonico e telematico, identificazione dei cittadini, arresti e gestione delle forze di polizia, è di questo che si occuperà Stefano Berrettoni. Potrebbero cambiare i registri se la situazione di tensione creata negli ultimi mesi non dovesse stemperarsi. Il palcoscenico dell’informazione italiana però, per il momento, non cambia chiavi di lettura: aggressione al premier, bomba alla Bocconi, attentato alla caserma dell’esercito e odio verso le forze di governo. Intanto, mentre si incentra il dibattito politico su questi argomenti, si distraggoni i cittadini che dimenticano delle 500.000 famiglie diventate disoccupate per una crisi economica dilagante.
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