lunedì 23 gennaio 2012

Corsi e ricorsi storici?

“Un paese che ogni poco deve mobilitare l’esercito per mantenere l’ordine interno non può reggersi a lungo. Ciò che occorre è eliminare la causa del disagio, che è provocato dalle sperequazioni economiche e sociali”. Scriveva questo su La Stampa, più di 100 anni fa, Giovanni Giolitti, uomo di Stato alternatosi al potere più volte tra la fine dell’800 e il periodo subito precedente alla prima grande guerra.
Nessuno vuole suonare sirene d’allarme, tantomeno presagire un futuro poco aureo, però, non notare alcune analogie con il passato, sarebbe un tantino superficiale. Proviamo a fare un gioco, uno di quelli che un professore di storia potrebbe intentare ad una classe al liceo. Riesumiamo i nostri ricordi scolastici o universitari e facciamo lavorare la fantasia, perché è con questa che si può accendere il nostro senso critico.
Fine 1800 inizi 1900: la crisi del capitalismo.
Questo periodo storico a cavallo dei due secoli, viene spesso connotato come la prima crisi del sistema capitalistico occidentale. Eppure in Italia, dopo appena quarant’anni di unità, la situazione economica poteva apparire fiorente: numerose fabbriche avviavano le loro produzioni e altrettante città si ingrandivano grazie a lavoratori che provenivano dalle campagne. Nonostante tutto, questo sviluppo fu caratterizzato sin dall’inizio da pesanti squilibri: il protezionismo ebbe l’effetto di approfondire il divario fra la produttività dell’agricoltura settentrionale, già sviluppata e capace di rinnovarsi tecnicamente, e quella meridionale, che al riparo della tariffa doganale poté sopravvivere senza rinnovarsi.
Inizi 1900: futurismo e  decadentismo
Nel decennio precedente alla guerra queste due correnti – che sarebbero indubbiamente banalizzate se si provasse a descriverle in due righe – posero le basi teoriche per la venuta del regime fascista. Le idee rivolte al futuro, sprezzanti di quello che era il passato e le sue forme d’azione, furono poi terreno fertile per chi, come Mussolini, doveva dare una giustificazione ideologica al neonato partito fascista.
1891 - 1893 fasci siciliani.
Anche se la parola “fasci” richiama inevitabilmente il legame con il movimento che caratterizzerà l’Italia dal 1922 alla seconda guerra mondiale, i fasci siciliani, nati alla fine dell’800, altro non furono che l’espressione di un malessere condiviso in tutto il sud. Le occupazioni, gli scioperi e le manifestazioni finirono però nel sangue. Dopo due anni di rivolte contro lo stressante peso delle tasse imposte da un’Italia sempre più in affanno economico, le manifestazioni vennero represse con la forza, dall’allora presidente Crispi.
1892 – 1914 alternarsi dei governi Giolitti.
Una delle accuse mosse allo statista piemontese è quella di non aver mai eliminato il clientelismo nelle stanze del potere italiano. Proprio lui, ricevendo quest’accusa rispose: “Un sarto, quando taglia un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all’abito”. Il continuo riaffacciarsi alle stanze più alte del governo italiano durò per più di 20 anni e addirittura, dopo la fine della prima guerra mondiale, ebbe l’infausto compito di gestire un governo che avrebbe poi ceduto il passo al duce.

A questo punto, a nessuno viene in mente nulla?!?
2001 – 2012 crisi economica mondiale.
2011 – 2012 movimento dei forconi, scioperi massicci in tutta la penisola
2001 – 2012 Correnti anti islamiche chiamate “guerra al terrorismo”
1994 – 2012 Alternarsi dei vari governi Berlusconi

Questi  quattro punti non vogliono in nessun modo creare dei collegamenti forzati al passato, soprattutto perché le contingenze storiche, politiche e strutturali, sono completamente diverse.
La nascita dell’Unione Europea, in parole spicciole, aveva tra i suoi scopi principali, quello di evitare nuovi conflitti. I continui contrasti tra Francia e Germania, dall’unità di quest’ultima fino al suo smembramento alla caduta del regime nazista, trovarono una soluzione nella nascita del soggetto politico Europa. Di conseguenza, la crisi dell’Europa può corrispondere alla crisi della pace. L’attuale crisi economica sta spesso portando a parlare di scioglimento dell’unione monetaria e politica. Il solo parlarne accappona la pelle!
La UE è una di quelle contingenze strutturali che cento anni fa non esisteva, ragion per cui, può essere ritenuta una diga al mantenimento della pace.

Altra contingenza storica è l’esistenza di un grande colosso economico come la Cina. Per quanto gli USA all’epoca degli inizi del secolo scorso fossero una grande potenza economica, non avevano di certo lo stesso peso dell’attuale paese dagli occhi a mandorla in un’economia globalizzata. Il contrappeso orientale ad un’economia capitalista occidentale è di sicuro l’ingrediente che cento anni fa mancava.
Nello scenario mondiale – nel quale l’Italia entra non da protagonista, ma da attore con qualche ruolo importante – non è da mettere in secondo ordine la crisi mediorientale. Dopo la dissoluzione dell’impero ottomano, Inghilterra e Francia, fecero a gara per assegnarsi quanti più territori possibili. L’accordo Sykes – Picot (gli allora ministri degli esteri delle due potenze europee) definì sommariamente confini e domini in quell’area. Come ogni conquista sommaria però, quella parte di mondo si rivoltò contro i suoi colonizzatori, fino a diventare teatro di scontro indiretto per URSS e USA durante la guerra fredda. Adesso, con l’Iran che minaccia lo stato d’Israele, e con quest’ultimo che ancora non molla sul piano delle trattative con gli stati arabi, la situazione rischia ogni giorno di essere sempre più incandescente.

Segnali importanti arrivano anche dalle regioni balcaniche che, sempre dopo il vuoto di potere causato dalla dissoluzione del’impero ottomano, a distanza di cento anni, continuano l’evoluzione dei confini – l’esempio del Kosovo e del  Montenegro la fanno da padrone – dando comunque un allarme di instabilità ai paesi come l’Italia, la Germania e la Francia, che si sono sempre occupati di quella zona.

Se poi qualcuno come Nigel Farage in seno al Parlamento europeo, accusa gli alti piani dell’Unione di causare la caduta dei governi e accentrare sempre di più il potere, venendo meno al principio fondante dell’unione, rischiamo davvero di essere alla frutta, se non all’ammazzacaffè!

Ah, dimenticavo, un’ultima e stupida coincidenza: aprile 1912 affonda il Royal Mail Ship Titanic. Gennaio 2012 affonda la Costa Concordia.

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