"Comm è bell Parigi", dicono dalle mie parti. Mio malgrado, il mio dialetto, non so nemmeno scriverlo. Chi è di Napoli però, sono sicuro che ha capito a quale contesto si addice questo modo di dire. Mi ritorna difficile spiegarlo, ma grossomodo si rifà a quel detto che dice "campa cavallo che l'erba cresce", nel senso che tutto è dato e nulla è sudato.
Parigi, in questo caso, è il parametro di bellezza che nell'immaginario colletivo dei miei concittadini rappresenta la quintessenza della città perfetta. E' vero, si, la capitale francese è prorprio una gran bella città. L'ho conosciuta solo stamattina, eppure, le sue donne, i suoi atteggiamenti, i suoi profumi ed i suoi colori già mi hanno rapito. Mi sa che mi sono per l'ennesima volta innamorato.
Ma come per ogni amore, porto dietro con me, in una tasca che non cucirò mai, la mia terribile, invadente ma utile diffidenza. In una capitale dove a distanza di secoli il comune ripone ancora ogni 28 luglio i fiori in onore di Robespierre, non si placano di certo le contraddizioni che mortificano continuamente il tanto progredito occidente. Abiterò per una settimana in un monolocale a 2 minuti da Louvre, nella Parigi "bene", per intenderci. Tra il diffuso benestare però, tra una colonna e un albero, si nascondo i Clochard, quelli che da noi in Italia chiamiamo "barboni". Sono silenti, scrutano il mondo, il frenetico mondo, senza lasciarvi traccia. Frugano nell'immondizia, ma lo fanno con classe. Non sto enfatizzando, credetemi. Ne ho visto più di uno che selezionava dal sacchetto dell'immondizia i vari rifiuti, riponendoli su un muretto, sceglierli con cura, per poi riporli di nuovo nel sacco e riggettarli. Dormono di notte sotto i cartoni, come fanno anche i nostri senzatetto, eppure, appaiono più coscienti del loro status, anzi, sembra che l'hanno scelto. Ho visto addirittura uno che dormiva comodo nella sua tenda a due passi da piazza della Concorde. Si, proprio con la tenda, a mo'di camping.
Che bella la Francia!
Sono titubante, molto. Questo smodato senzo dell'apparire che condiziona addirittura la vita di chi, per scelta o per necessità, proprio apparie non vuole, mi lascia perplesso, se non inquietato. Che sia riuscita questa Francia, con il suo incredibile fascino della Grandeur, a pervadere negli animi di tutti i suoi abitanti? Non credo, o perlomeno, mi auguro di no. Mi auguro sia solo una facciata, la classica che si presenta per le vie del centro al turista troppo distratto.
C'è però di sicuro una cosa, che c'entra ben poco ma è degna di nota: Parigi è una capitale d'Europa, la nostra Roma resta la capitale più affascinante del mondo, forse, ma di "europeo" ha davvero poco.
Diego Ruggiano
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