mercoledì 22 luglio 2009

Ordinario razzismo

Le notizie dal basso, sono quelle più interessanti. L’ho sempre creduto e continuo a crederlo. Con “dal basso” intendo quelle notizie che presentano le piccole realtà, i piccoli aggregati. Chiaramente, e ci tengo a sottolinearlo dopo le polemiche sorte con alcuni miei scritti, quest’articolo descrive una realtà ,che seppur non piccola perché si parla di un’azienda che possiede quasi 100 negozi in tutt’Italia, non vuole assolutamente erigersi a modello da applicare a tutte le realtà italiane, ma solo far riflettere il lettore.
Siamo a Roma, dove quest’azienda possiede circa 10 negozi, un decimo del totale dei suoi punti vendita. Come in ogni stagione estiva si cerca personale, perché a causa delle ferie, si rimane scoperti e bisogna rimboccare con nuovi lavoratori che probabilmente non dureranno più di 45 giorni. Quelli che il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) da di prova ad un lavoratore assunto nel settore “Commercio-Terziario”.Ma il problema non risiede nella subdola assunzione, bensì nella selezione.
Assisto basito alla scelta, fatta dall’Area Manager, che sarebbe il ruolo di colui che gestisce i negozi di una zona, quindi, in questo caso quelli di Roma, in base non solo alle competenze ma al colore della pelle e della nazionalità di provenienza. So, anzi, immagino, che questo non scandalizza più nessuno, ma perdonatemi, non posso fare a meno di restare sdegnato davanti a tutto questo. L’azienda ha impartito l’ordine di scegliere i suoi futuri lavoratori con questi criteri, senza nessun ritegno. Ricordo che tempo fa venne rifiutata una ragazza di colore, con cittadinanza italiana, con 2 anni di esperienza in una boutique; parlava 4 lingue (italiano, francese, spagnolo, inglese) eppure, i parametri di selezione si fermavano davanti il colore della sua pelle, troppo scuro per entrare nell’azienda. Ed ancora, sempre in periodo di assunzione, venne rifiutata una ragazza ucraina, che si scoprì non italiana solo al momento dell’assunzione, cioè quando si danno i documenti e si firma il contratto; la ragazza, evidentemente, parlava così bene italiano che mascherò la sua nazionalità sino alla fine del colloquio, anzi, fino all’assunzione. I suoi tratti somatici avrebbero forse offeso qualcuno?
Questo è quello che ho visto, dunque solo questo racconterò. Evito di citare il nome dell’azienda in questione, per il semplice motivo che potrei essere denunciato per diffamazione, e si sa, perderei sicuramente la causa. Se lavoro o no per questa azienda lo sa solo chi mi conosce. Io seguito a firmarmi, senza paura.

Diego Ruggiano

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