Pubblicato dal mensile romano "Lapiazza" sul numero di settembre
Scritto da: Diego Ruggiano
Lunedì 14 settembre, intorno alle 5 del mattino, le forze dell’ordine – supportati da due elicotteri – si sono recate presso la scuola occupata “8marzo”. Solo una perquisizione, secondo le autorità. Uno sgombero lampo non riuscito, invece, secondo gli occupanti.
Tutto questo è accaduto nella zona Magliana, nella periferia sud-ovest della città, in Via dell’Impruneta. La storia dell’ex scuola non è per niente recente, anzi. Fu circa 25 anni fa dopo la chiusura, in preda all’abbandono, affidata alla “Sviluppo Italia”, una società che avrebbe dovuto riassestarla e farla divenire un incubatore d’imprese, un luogo dove per le aziende sarebbe stato possibile ricevere servizi dediti allo sviluppo dell’imprenditoria locale. Venne dato il via ai lavori, ma alla fine, per chissà quale falla burocratica, non se ne fece più nulla. Da quei giorni - parliamo degli anni’80 – la struttura ha visto il suo più totale degrado a causa anche dell’eterogenea provenienza dei suoi visitatori: “teppisti, tossicodipendenti e animali, la facevano da padrone” dichiara chi abita lì nei paraggi.
Nel giugno 2007 però, le sorti della ex scuola sono cambiate. Un gruppo di “senza casa” decise di occupare quello spazio pubblico troppo spesso dimenticato dalle istituzioni locali. Da quel giorno sono circa 40 le famiglie che vi abitano. Nel quartiere, quando si parla dell’”8marzo” si prescinde dalle appartenenze politiche; “vivono lì perché ne hanno bisogno. Certo se la polizia è intervenuta ci sarà un motivo, ma qui non hanno mai dato fastidio” a dirlo è il signor Paolo, che abita a pochi passi dall’edificio.
A scatenare l’intervento della polizia però, secondo quanto affermano i ragazzi del centro sociale “Macchia Rossa” (movimento sensibile alle tematiche del diritto alla casa, ma dichiaratosi estraneo all’occupazione), sembra essere stato un ex inquilino della struttura che, a seguito di diversi comportamenti non consoni al normale svolgimento della vita di condominio, è stato allontanato. “Dopo questo allontanamento – dichiarano i ragazzi di Macchia Rossa – seguitava a girare nel quartiere alla ricerca di azzuffate con i suoi ex coinquilini. Dopo gli scontri, correva puntualmente a denunciare tutto ai carabinieri”. Una dichiarazione del genere, se constatata, farebbe quindi cadere i capi d’accusa che vedono all’interno dello stabile un organizzazione di strozzini che chiedono il pizzo sottoforma di affitto. Molti, proprio sulla questione del racket, si sono lamentati delle troppe affermazioni false che si sono avvicendate sulle pagine dei giornali in quei giorni. Vi sono stati poi, nei giorni a seguire, degli incontri tra il Sindaco ed i Comitati di quartiere. In queste riunioni Alemanno ha ribadito che darà le case a chi non le possiede ma, quando gli è stato chiesto di fermare gli sgomberi intanto che in quest’anno si possano ultimare i lavori per queste abitazioni, non se l’è sentita di dare la sua parola.
Intanto, mentre nel quartiere si dibatte sull’avvenire dell’occupazione i cinque arrestati continuano a soggiornare presso le carceri di Regina Coeli e Rebibbia. Tra di loro c’è anche un ammalato, con un tumore allo stomaco che starebbe attendendo la chiamata dell’ospedale per un operazione. Gli altri quattro – un ricercatore, un educatrice sociale, un lavoratore trimestrale ed un operaio – attendono che l’avvocato Antonio Di Maggio, trovi un modo per dimostrare la loro innocenza.
C’è chi però continua a gettare benzina sul fuoco al di fuori delle aule del tribunale mostrando la ferma posizione delle istituzioni locali; Fabrizio Santori, presidente della commissione sicurezza del Comune di Roma, dopo aver saputo delle accuse contro alcuni giornalisti definiti “terroristi dell’informazione” dai centri sociali, fa presente: “Non ci faremo intimidire dalle minacce che i centri sociali stanno perpetrando, nonostante il dialogo aperto del Sindaco Alemanno, contro i giornalisti e i consiglieri del Pdl”.
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