Scritto da: Diego Ruggiano
“Vedi Napoli e poi muori”: questo è probabilmente il detto più comunemente usato quando si parla del capoluogo campano. Molti ci scherzano su, sostenendo che dopo aver visto questa stupenda città si può magari morire per mano della camorra. Altri hanno interpretano quel modo di dire convinti che la bellezza di Napoli sia davvero ineguagliabile.
In città però è risaputo che il fascino del luoghi è proporzionale alla sua pericolosità. Parlare della città senza ammettere che sia pericolosa, senza ammettere che la camorra e la delinquenza hanno spesso la meglio sulla brava gente, significherebbe mentire.
Va anche aggiunto che i problemi irrisolti che assillano Napoli non sono soltanto radicati nella camorra. Se scoprire le origini del male sarebbe un po’ come interrogarsi sull’indovinello dell’uovo e della gallina, è anche vero che le radici di certi atteggiamenti si nutrono del costante ed incorreggibile atteggiamento delle persone: pensiamo all’arte di arrangiarsi, alla ricerca continua del modo “migliore” per tirare a campare, non sempre in maniera lecita.
Sono molte le persone che, pur non affiliandosi ad alcun clan, seguitano per tutto il corso della loro vita a mostrare un atteggiamento scorretto nei confronti del resto della società. Truffare le assicurazioni automobilistiche, percepire pensioni di persone ormai defunte da anni, dichiararsi invalidi quando invece si è nel pieno delle funzioni, evadere le tasse o fare assicurazioni fasulle, è molto frequente in questa città.
Pertanto, ed è doveroso sottolinearlo, non c’è bisogno di essere legati ad un’organizzazione camorristica per vivere nell’illegalità. E’ un po’ la città stessa che sembra imporre certi atteggiamenti, con il consenso di parte dei suoi cittadini.
Entrare a Napoli, dopo aver visto una città europea, vuol dire restare sconvolti ma allo stesso tempo affascinati dallo strano e fluente ritmo della vita quotidiana della città. Persone senza casco sul motorino, motorini con tre o quattro passeggeri, piccoli ladruncoli che si aggirano negli autobus, gente intenta a truffare qualcuno con il gioco delle tre carte: questo, e tanto altro, viene notato dai turisti già all’arrivo alla stazione centrale.
Ognuno cerca, e troppo spesso trova, il modo per portare avanti la propria vita e quella di una famiglia. Pur di non emigrare e di non lasciare questa maledetta ma stupenda città.
Tra tutte queste microrealtà non legali, c’è chi è riuscito a trovare una propria dimensione restando fermamente nella legalità. A differenza di chi (per estrazione sociale o per scelta), non è riuscito a fare lo stesso percorso. Vi è chi trova ha trovato la strada spianata e chi invece ha dovuto sudare per anni.
C’è chi ha scelto di studiare, chi di fare il pendolare lavorando in città vicine, chi invece si è dedicato ad un mestiere o chi ha preso un diploma e prova con non poche fatiche a raggiungere un buon posto di lavoro.
Il comune denominatore di tutte queste persone è quello della tenacia. Nessuno ha mollato, ognuno di loro, come in un mondo parallelo alla realtà cittadina, ha scelto di “arrangiare”, sì, ma evitando la strada della delinquenza.
Non troppo distante dalla caotica e disordinata stazione centrale di Piazza Garibaldi – un luogo riconosciuto recentemente come uno dei più pericolosi d’Europa da una statistica che, per quanto paradossale, con molta probabilità non diceva poi troppe scempiaggini – si trovano le strade della Napoli bene.
Ci si trova in Via Chiaia o in Via dei Mille, quando si iniziano ad incontrare i tanti negozi delle grandi griffe europee ed italiane. Ma anche molti studi di avvocati, commercialisti e notai che esercitano la professione da generazioni.
In queste strade tira un’aria diversa, a volte sembra di essere in un’altra città. Una sorta di palcoscenico costruito per il turista ricco, volto a spronarlo nelle molteplici compere e spese. Tra questi palazzi, che si erigono a ridosso dei ‘quartieri spagnoli’ – una zona della città dove le auto passano a malapena tra un palazzo e l’altro, e dove la delinquenza sembra farla da padrona – c’è chi, come Francesco e Sandro, svolge quotidianamente il proprio lavoro.
I due appartengono........NON POTENDO PUBBLICARE L'ARTICOLO PER INTERO VI INVITO A CONTINUARE A LEGGERLO CLICCANDO SUL SEGUENTE LINK....http://www.inviatospeciale
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