Scritto da Diego Ruggiano
(Dedicato a tutti i miei amici)
Dagli anni ’90 ad oggi, anche agli occhi del più distratto cittadino italiano, è comparsa in maniera sempre più crescente e martellante l’offerta del gioco d’azzardo. Iniziata con il superenalotto, questa tendenza ha portato agli italiani Bingo, slot machine, sale da gioco, scommesse online, Big Match e, nell’ultimo biennio, l’introduzione del poker online e l’esplosione mediatica dei Gratta e Vinci.
Legalizzare, quindi sottrarre danaro sporco alle mafie, è solo uno dei due lati della medaglia. L’altro infatti è sicuramente quello di mettere alla portata di chiunque la possibilità di giocare e rischiare dei soldi.
“A chi non piacciono i soldi facili?!” è una frase che si ascolta spesso da chi, come una larga fetta di giovani, settimanalmente investe tra poker e scommesse i propri risparmi. Basta avere una semplice Postapay – la carta prepagata delle Poste Italiane che utilizza il circuito Visa Electron – per accedere in un batter d’occhio ai servizi di gioco su uno dei tanti siti internet. Betway, Bet365, Better, Intralot, Totosì, Expect e tanti altri i siti italiani e stranieri offrono quotidianamente ampi palinsesti per le giocate online. Ognuno di loro, a seconda dei periodi dell’anno, dà la possibilità all’utente di usufruire anche di un ‘bonus entrata’ che invoglia ad aumentare il budget del primo versamento.
Ma nulla è stato creato a caso. Prim’ancora che il nostro Belpaese fosse investito da quest’enorme vizio, in televisione iniziavano ad avere successo le prime trasmissioni che trattavano il tavolo da poker come uno sport a tutti gli effetti. La mitizzazione dei personaggi seduti ai tavoli verdi e le loro incredibili imprese si sono inevitabilmente inculcate nelle menti di spettatori assopiti e plagiati. Nel momento della frenetica legiferazione che ha legalizzato il gioco, un incremento anomalo della domanda ha registrato, già nelle prime settimane di apertura dei tavoli da poker online, un sorpasso dell’offerta. In altre parole: migliaia di utenti sognavano fiorenti guadagni giocando a poker dal proprio computer, ma i siti erano ancora pochi e provvisori per gestire una mole così ampia di clienti.
Come affermato dal Presidente dell’ALEA (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio): “Al di là di incamerare i miliardi di euro che provengono dal gioco, lo Stato non ha fatto praticamente nulla”. Ed è proprio allo Stato,e alle autorità governative competenti che ALEA ha inviato una lettera per “segnalare l’urgenza di mettere a fuoco una strategia tesa ad adottare adeguate misure di sensibilizzazione, prevenzione e contenimento del fenomeno”, troppo spesso preferito agli enormi introiti che il gioco d’azzardo apporta alle casse erariali.
I dati parlano chiaro: sono stati incassati 28 miliardi di euro nel 2005 e 35,2 nel 2006. Cifre da capogiro che sfiorano il 2% del Prodotto Interno Lordo.
Sempre sul sito dell’ALEA è possibile consultare le esperienze di altri giocatori e, con l’ausilio di un test, provare a comprendere il proprio grado di dipendenza. In Italia però il gioco d’azzardo non è riconosciuto come patologia clinica, pertanto, per psicologi e sociologi diviene sempre più difficile intervenire sulle migliaia di casi che si presentano ogni anno.
C’è da dire che, seppur in maniera ridotta rispetto alle effettive necessità, sia il ministero per le Politiche Sociali che alcune regioni come la Toscana e il Piemonte, si sono interessate al caso finanziando vari fondi per combattere la dipendenza da gioco. Ancora nulla rispetto a quello che si dovrebbe e si può fare.
Intanto, da pochi mesi, è nata l’ennesima lotteria ‘delirio’, Win for Life, che si propone di garantire ai vincitori 4.000 euro al mese per 20 anni, una sorta di stipendio vinto scommettendo.
Resta da interrogarsi se, come ogni ‘italianata’, anche quest’ennesima liberalizzazione non sia un boomerang per i cittadini. La responsabilizzazione è lontana, le vincite pure.
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